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Perché i nostri cervelli non sono predisposti a prendere decisioni basate sui dati?


Scritto da Dunja Wolff, Alight Research and Advisory Centre
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Il risultato? Le aziende che utilizzano l'IA eliminano tutte le supposizioni utilizzando fatti basati sui dati per prendere decisioni aziendali, raggiungendo obiettivi realizzabili. Un vantaggio competitivo fondamentale.

Quando si tratta di persone, ci sono quattro fattori comportamentali che influenzano (ostacolano) le decisioni che prendiamo: i nostri valori, personalità, propensione al rischio e propensione al conflitto. Non partiamo mai da zero.

Consapevoli o meno, prendiamo decisioni in base al desiderio. Questo, è il tema trattato da Hans Rosling nel suo libro, “Factfulness: Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo.”

Per la sua ricerca, Rosling ha chiesto a politici e leader aziendali, ricercatori, giornalisti, funzionari delle Nazioni Unite e altri esperti semplici domande su una serie di tendenze globali. Quello che ha scoperto è che molto di ciò che crediamo essere un fatto non si basa su prove empiriche, ma su ipotesi.

Perché il nostro cervello elabora i dati con pregiudizi?

Secondo Hans Rosling, è così che funziona il nostro cervello, e il suo pensiero è supportato da numerosi studi neurologici e cognitivi. La realtà è che la nostra visione del mondo è sistematicamente distorta, motivo per cui è così importante disporre di dati accurati per correggerla.

Tuttavia, anche quando i dati esistono, e sono presumibilmente corretti, significativi, disponibili e comprensibili, questo non vuoi dire che “crederemo" in essi o agiremo di conseguenza.

Cosa rende inaffidabili i nostri processi mentali?

I difetti del nostro cervello sono legati proprio alle sue maggiori capacità: il riconoscere forme e schemi, cause, significati e intenzioni. Negli ultimi 15 anni, ci sono state molte ricerche sui malfunzionamenti e sui pregiudizi cognitivi, che potrebbero alterare il nostro ragionamento.

Un ulteriore esempio di come possiamo essere manipolati è nel libro “La mente è piatta: l'illusione della profondità mentale e la mente improvvisata”. In questo libro l'autore, Nick Chater, ha attinto alle ricerche sulla neuroscienza, psicologia comportamentale e percezione per dimostrare che non abbiamo profondità ignote nella mente e il pensiero inconscio è una fantasia.

Cosa rende inaffidabili i nostri processi mentali?

I difetti del nostro cervello sono legati proprio alle sue maggiori capacità: il riconoscere forme e schemi, cause, significati e intenzioni. Negli ultimi 15 anni, ci sono state molte ricerche sui malfunzionamenti e sui pregiudizi cognitivi, che potrebbero alterare il nostro ragionamento.

Un ulteriore esempio di come possiamo essere manipolati è nel libro “La mente è piatta: l'illusione della profondità mentale e la mente improvvisata”. In questo libro l'autore, Nick Chater, ha attinto alle ricerche sulla neuroscienza, psicologia comportamentale e percezione per dimostrare che non abbiamo profondità ignote nella mente e il pensiero inconscio è una fantasia.

  1. Rilevare il pregiudizio: gli esperimenti dimostrano che il nostro cervello può rilevare solo una parola o un oggetto alla volta, rilevando anche schemi immaginari.

  2.  Conferma del pregiudizio: considerare solo i fatti che confermano le convinzioni iniziali e ignorare le informazioni contraddittorie.

  3.  Pregiudizi di coerenza e impegno: dimostrare coerenza a noi stessi riformulando i nostri ricordi, pensieri, opinioni, preferenze e sentimenti se necessario.

  4.  Pregiudizi di errore di congiunzione: rilevare coincidenze ovunque, con il rischio di associare eventi indipendenti e ignorare le probabilità.

  5.  Pregiudizi di proporzionalità: accettare con difficoltà che un evento possa essere casuale o accidentale; più grande è l'evento, maggiore è la necessità di renderlo significativo e spiegarlo per ridurre l'ansia.

  6.  Illusione di distorsione esplicativa della profondità: credere di avere una buona comprensione di qualcosa (ad esempio, i principi di base di come funziona il nostro frigorifero) non essendo in grado di spiegarlo in modo coerente e dettagliato, il che significa che la nostra comprensione è molto sfocata.

Fonte: Nick Chater

Il nostro cervello è un improvvisatore e basa le sue improvvisazioni attuali su improvvisazioni precedenti: crea nuovi pensieri ed esperienze momentanee attingendo non a un mondo interiore nascosto di conoscenze, credenze e motivazioni, ma basandosi su tracce di memoria di precedenti pensieri ed esperienze momentanee.

Nick Chater
The Mind Is Flat: The Illusion of Mental Depth and the Improvised Mind

Perché gli esseri umani sono così vulnerabili ai pregiudizi?

La citazione sopra spiega perché gli esseri umani sono vulnerabili ai pregiudizi e perché si comportino in modo irrazionale. Tuttavia, questo ci consente anche di cambiare e di liberarci da un comportamento o una decisione presa in precedenza.

Oltre ai pregiudizi strutturali, ci sono equivoci legati all'interpretazione di statistiche e cifre. Una volta che si frena l’istinto e si giunge ad una conclusione basata su fatti e dati, si deve comunque raggiungere un accordo generale sulla decisione.

È possibile che il cervello prenda decisioni basate sui dati?

Per iniziare, esamina tutti i passaggi necessari per prendere una decisione basata sui dati. I dati devono essere disponibili una volta che hai deciso quali informazioni stai cercando.

Sono necessari dati completi e di buona qualità, oltre ad essere significativi e non fuorvianti (il che potrebbe influire sul modo in cui costruisci le tue analisi). Devono anche essere messi a disposizione delle persone giuste.

Le persone che visualizzano i dati e/o le analisi devono avere il giusto insieme di competenze per capire come sono costruiti e cosa significano.

Pregiudizi e idee sbagliate

C'è poco che si può fare per correggere i pregiudizi radicati nel nostro cervello. Ma essere consapevoli che i processi di pensiero sono meno affidabili di quanto potremmo pensare è un passo nella giusta direzione. Ci aiuta ad essere cauti durante il processo decisionale.

Pregiudizi e idee sbagliate

C'è poco che si può fare per correggere i pregiudizi radicati nel nostro cervello. Ma essere consapevoli che i processi di pensiero sono meno affidabili di quanto potremmo pensare è un passo nella giusta direzione. Ci aiuta ad essere cauti durante il processo decisionale.

Un esperimento illuminante condotto dallo psicologo sperimentale svedese, Petter Johansson, ha dimostrato quanto facilmente le nostre opinioni possano essere influenzate in vista delle elezioni politiche.

Ha chiesto a un gruppo di adulti svedesi di rispondere a domande su una serie di questioni politiche che generalmente dividono la popolazione a sinistra o a destra. Le loro risposte sono state riportate e gli sono poi state restituite in forma scritta, tranne per il fatto che, non erano le loro vere risposte.

Il 78% delle persone non ha notato che le risposte erano state invertite e solo una ha difeso la risposta che data in origine. Dopo che l'esperimento è stato rivelato, la maggior parte dei partecipanti era convinta che le risposte scritte riflettessero i loro pensieri e più di un terzo intendeva cambiare il proprio voto di conseguenza.

Applicando una delle basi della magia (Johansson è un mago dilettante), ovvero la distrazione, Johansson attiva il fenomeno delle "cecità alla scelta" dimostrando così la fallibilità del cervello umano nel processo decisionale.

Per quanto riguarda gli "istinti drammatici" evidenziati da Hans Rosling, la buona notizia è che ci sono soluzioni. Tenere d'occhio come sono disposti i dati (mostrare dove si trovano, essere cauti con le medie ed i paragoni degli estremi) e incorporare la narrazione, che potrebbe essere fuorviante.

Per quanto riguarda "l’istinto della negatività" e "’l’istinto della linea retta”, si deve tener presente che le informazioni sulle quali ci concentriamo potrebbero essere solo parziali. Questo potrebbe aiutarci a considerare opzioni alternative.

“L’istinto delle dimensioni” può essere contrastato confrontando le cifre i numeri a sé stanti sono generalmente insignificanti.

Per evitare l'effetto "unica prospettiva", sfida le tue idee preferite sui punti deboli. Accogli favorevolmente nuove informazioni, contraddizioni e valutando caso per caso come risolvere i problemi, piuttosto che l'approccio universale per tutti.

Per superare "l'istinto della paura" e "l'istinto dell’urgenza", la raccomandazione è di evitare di adottare un approccio intuitivo in situazioni rischiose. Calcola sistematicamente i rischi e prendi il minor numero di decisioni possibile finché non hai tutte le informazioni. Ricorda sempre che le vere urgenze sono/dovrebbero essere l'eccezione.

Sì, è possibile che il cervello prenda decisioni

Il cervello è un motore di previsioni. Un recente studio dell'Università di Oxford suggerisce “che anche prima che gli eventi accadano le persone stimano, in anticipo, se è probabile che accadano.”

I dati supportano queste previsioni per mezzo di indagini, come osservazioni, conversazioni, ascolto di persone e dibattiti di idee. Per prima cosa, si deve decidere su quali informazioni/dati concentrarsi.

Potrebbero esserci anche considerazioni da aggiungere all'equazione che i dati non riescono a cogliere, ad esempio:

- Quale sarà il livello di accettazione della decisione?

- Corrisponde al nostro insieme di valori?

- È possibile applicarlo nel nostro ambiente legislativo?

- È il momento giusto per questa trasformazione?

- È così che vogliamo dare forma al nostro futuro?

Come ha concluso Hans Rosling: "Sebbene abbiamo assolutamente bisogno di numeri per capire il mondo, dovremmo essere molto scettici sulle conclusioni derivate esclusivamente dai numeri".

Quali sono i vantaggi dell'elaborazione automatizzata dei dati sul posto di lavoro?

I computer possono elaborare le informazioni molto più velocemente di un cervello umano. Il futuro del lavoro deve essere agile. Niente rimane costante per sempre. Pertanto, le strategie a medio e lungo termine devono decidere quale sia la corretta combinazione tra l’intelligenza umana e quella digitale. Un computer da solo non può prendere decisioni!

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